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CHIAMACI

Dal 1979 ci occupiamo della salute degli animali da compagnia con passione e professionalità. L'ambulatorio, molto ben attrezzato, si avvale di 6 medici veterinari e di prestigiosi specialisti, nell'ambiente rilassato di un cortile interno della vecchia Milano (fuori dall'area C).

..dalla rubrica del Corriere della Sera "La città degli animali"

La dott.ssa Cortelezzi risponde:

la prevenzione è d'obbligo

II mio cane ha la leptospirosi, è pericoloso per noi? 

L’infezione si può anche trasmettere per contatto

La convivenza con un cane affetto da leptospirosi può costituire un pericolo per le persone?

Luca F., Milano

La leptospirosi, che è stata descritta per la prima volta 100 anni fa nell’uomo, è una zoonosi (malattia che può essere trasmessa dagli animali all’uomo) viene trasmessa tramite l’urina di animali infetti, cane compreso. Il batterio vive bene in ambiente caldo umido e riesce a sopravvivere anche fino a sei mesi in acque stagnanti. Il ciclo evolutivo coinvolge numerose specie animali sia selvatiche sia domestiche, più di 150 tipi di mammiferi , che fungono da ospiti di mantenimento i quali eliminano anche per anni le leptospire con le urine e ospiti occasionali. Gli ospiti di mantenimento maggiori sono topi, ricci, nutrie, che vivono anche nei giardini cittadini. Sembra che il 50 per cento dei ratti sia positivo di cui il 30 per cento eliminatore renale cronico. Fino agli anni ‘70 i cani maggiormente colpiti erano quelli di campagna o utilizzati per la caccia, oggi ad ammalarsi sono anche i cani di città, la stagione che fa registrare il maggior numero di cani colpiti è tra la fine dell’estate e l’autunno. Gli ospiti occasionali (uomo compreso) contraggono l’infezione direttamente per contatto con urine o tessuti infetti, oppure indiretta per contatto con acque, suolo o vegetali contaminati, attraverso le mucose o soluzioni di continuo cutanee. Nel cane, che è un animale particolarmente recettivo, gli organi colpiti sono i reni, il fegato, il polmone, il sistema gastroenterico, l’occhio, il sistema nervoso, il cuore e i muscoli. Esiste la possibilità di vaccinare i nostri cani e, anche se il vaccino non esclude completamente il rischio di infezione, riduce notevolmente il numero dei contagiati. La vaccinazione, che a volte dà allergia, è bivalente o tetravalente e copre quattro sierotipi.© RIPRODUZIONE RISERVATA


Cinzia Cortelezzi


(18 settembre 2014) - Corriere della Sera

Corriere della Sera

DOMANDE & RISPOSTE

Mi hanno parlato di un parassita intestinale, Giardia, vorrei saperne qualcosa in più

La Giardia è molto diffusa anche in città? Sì, nelle aree cani se non vengono pulite.

La Giardia duodenalis è un parassita unicellulare che alberga nell'intestino dell'uomo e degli altri mammiferi e tra questi i cani. La trasmissione può avvenire da uomo a uomo, da uomo ad animale o da animale a uomo e avviene per via oro-fecale, tramite l'ingestione di cibo, acqua o terra contaminate. La trasmissione al cane o al gatto dall'uomo avviene principalmente con l'ingestione di feci umane e di acqua usata da persona infetta per lavarsi. Il sintomo principale della malattia è la diarrea, talvolta con feci chiare, schiumose e maleodoranti. Possono comparire anche calo di appetito e peso, ritardo nella crescita nei cuccioli. I sintomi iniziano circa una settimana dopo il contagio e senza adeguato trattamento possono protrarsi per settimane o mesi. La diagnosi si effettua analizzando le feci, evidenziando il parassita al microscopio o con un test rapido ambulatoriale, da effettuarsi su un campione di feci appena raccolte. Effettuata la diagnosi il veterinario curante prescriverà la terapia più idonea in base al quadro clinico riscontrato. Contro la Giardia, ad oggi, non esiste vaccino. Questa parassitosi è molto diffusa nei canili e negli allevamenti così pure nel contesto urbano, soprattutto nelle aree cani. Per prevenire si deve rimuovere le feci dei cani dal terreno; sottoporre ad un percorso educativo i cani che hanno il vizio di mangiare le feci di altri animali o umane; evitare che i cani vadano a bere in posti dove alcune persone, potenzialmente infette, si lavano; sottoporre i cani a periodici test sulle feci. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Cortelezzi Cinzia


(07 ottobre 2014) - Corriere della Sera

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